- Pubblicata il 12/12/2009
- Autore: Tom
- Categoria: Racconti erotici fetish
- Pubblicata il 12/12/2009
- Autore: Tom
- Categoria: Racconti erotici fetish
La schiava di PadronVale - Pesaro Urbino Trasgressiva
Alex aveva sempre avuto il desiderio di farsi sottomettere da un’altra ragazza. Era una bella venticinquenne alta e filiforme, con lunghi capelli nerissimi e occhi grigio scuro. Una “strafica” come la chiamavano i ragazzi più volgarotti che le correvan dietro. Ed Alex, Alessandra il suo vero nome, li rifuggeva come l’acqua dall’olio. Mise un’inserzione su di un sito di annunci sadomaso e attese. L’annuncio diceva “Sono una giovane schiavetta in cerca di una Padrona. Prego astenersi uomini o coppie. Cerco unicamente una donna, forte di carattere, autoritaria, convinta della propria posizione di dominatrice. Dicono che io sia molto carina. A presto..”. Dopo non molti giorni giunse una risposta via e-mail.
La lettera diceva semplicemente “Ho letto la tua inserzione. Sono una giovane Padrona e cerco una serva pronta a tutto. Voglio conoscerti.” La risposta conteneva anche un indirizzo e un orario.
Il loro primo incontro sarebbe avvenuto là dove aveva stabilito che fosse la fantomatica Padrona. Alex si fece trovare nel luogo concordato dieci minuti prima dell’ora dell’appuntamento: si trattava di una panchina della stazione ferroviaria di Genova, posta a fianco di un binario laterale, un po’ appartata rispetto al via vai della folla. Alex fremeva ed era tesissima. Attese un’ora buona poi, quando si fu convinta del fatto che la Signora non sarebbe venuta si decise ad andarsene. Dentro di lei prevaleva lo sconforto per essere stata presa in giro e un tantino di risentimento verso la Padrona.
Ad un tratto, era ancora sulla banchina della stazione, una voce dal tono autoritario alle sue spalle la fece voltare.
“Sei tu Alex?”- chiese.
La schiava annuì con un si. Le si era parata di fronte una ragazza bellissima, elegantemente vestita con una minigonna di jeans e stivaletti dal tacco alto a mezzo polpaccio, un maglioncino scollato ed i capelli castani sciolti sulle spalle.
-“Si risponde ‘Si, Padrona’, prego”- disse la ragazza.
-“Scusami”- disse Alex- “Ma sai, era l’emozione”- Si avvicinò alla Padrona e le porse la mano –“Piacere”-
La Padrona non rispose. Guardò che nessuna delle persone presenti le stesse osservando poi agguantò Alex per i capelli e la fece piegare sulle ginocchia.
-“Che è questo tono confidenziale, serva?”-
-“Io…io…”-
-“A me devi dare del ‘Lei’, hai capito?”-
-“Si”-
-“No, vedo che non hai capito”- rispose la Dea, torcendo il collo di Alex in modo che la schiava la guardasse in viso, dalla posizione umiliante nella quale era stata costretta.
-“Si, Padrona…mi scusi, Padrona”-balbettò Alex.
L’altra mollò la presa –“Mi chiamo Vale. Per te Padrona Vale”-
-Si, Padrona”-
Alex non si era attesa un primo incontro già così duro. Pensava che fosse meglio troncare lì la conoscenza. Eppure quella ragazza l’aveva colpita nel profondo. In un certo senso era quello che aveva sempre desiderato, quello che si era aspettata di trovare dall’inserzione.
-“Ora seguimi”- le ordinò Vale.
La portò al parcheggio della stazione ferroviaria, la fece salire su di un automobile, al posto di guida e le consegnò le chiavi. La Padrona si accomodò dietro.
-“Ti dico io dove andare. Metti in moto, mi farai da autista”-
-“Ma…”-
-“Questa è la mia macchina. Graffiamela e ti assicuro che te ne pentirai per il resto dei tuoi giorni”-
Alex obbedì. Fece molta attenzione, guidò con la massima prudenza, seguendo alla lettera tutte le indicazioni della sua Signora. Vale attese che l’auto fosse uscita dalla zona più frequentata della città, poi sollevò le belle gambe e mise i piedi ai lati del viso di Alex. La schiava doveva guidare facendo attenzione anche agli stivali della Padrona perché se si fosse voltata di scatto un tacco avrebbe potuto colpirla in un occhio ed accecarla.
La destinazione era una casa vicino al mare, alla periferia della città, un po’ fuori mano. L’abitazione aveva un ampio e verde giardino tutto attorno.
Vale ordinò alla schiava di scendere.
-“In ginocchio”- disse.
Alex obbedì
-“Oggi non c’è nessuno in casa, per fortuna, così potrò farti quello che mi pare”- Vale prese dal cassettino dell’auto un collare ed un guinzaglio, poi uno strano nastro con due anelli di corda alle estremità. –“Indossa questo”- le disse e le lanciò il collare. Alex se lo pose al collo. Le era un poco stretto ma non protestò. La Padrona le mise il guinzaglio poi le appoggio il nastro sul collo in modo che gli anelli le penzolassero sulle spalle. Alex capì immediatamente cosa le sarebbe successo e tremò.
-Mettiti a quattro zampe, schiava”-
-“Si, Padrona”- Non appena Alex ebbe appoggiato le palme delle mani per terra Vale si sedette sulla sua schiena. Mise la punta degli stivali negli anelli e tirò a se il guinzaglio con forza. Alex si sentì mancare il fiato.
-“Corri, bestia!”- urlò Vale. La cavalcò in lungo ed in largo per il giardino, forzandola ad andare velocemente grazie a calci nei fianchi menati con i tacchi aguzzi degli stivaletti e schiaffoni sul sedere.
Infine Alex, stremata, s’accasciò sul prato. Vale s’alzò in piedi un attimo prima del tonfo, salvandosi dalla caduta ma la schiava si tuffò col viso in mezzo all’erba.
-“Stronza! Cosa fai?! Volevi farmi cadere?!”-
-“N…no! Mi scusi, mia Padrona. E’ che non sono…”-
-“SILENZIO! E resisti, stupida cavalla!”- rimontò sulla schiena di Alex e la costrinse con cattiveria ad aumentare gradualmente l’andatura.
Dopo qualche minuto la Padrona s’annoiò. Si fece allora portare verso casa, però seduta sulle spalle della serva, quest’ultima in piedi.
Giunti sulla porta Vale scese, aprì e fece entrare la schiava, ancora stiracchiandola per il guinzaglio.
La condusse in un ampio salone con poltrone e divano e si stese comodamente su quest’ultimo. Alex le rimase accanto, in piedi.
-“Bè?”- chiesa Vale.
Alex non comprese –“Cosa devo fare, Padrona? Non capisco!”-
A quel punto la giusta collera della Dea esplose. Alex non aveva mai visto due gambe muoversi con tale velocità ed armonia. Le suole degli stivali di Vale scomparvero nella sua pancia, spezzandole il fiato e piegandola in due, boccheggiante.
Crollò sul freddo pavimento, tenendosi le mani sullo stomaco e ansimando proprio ai piedi della Padrona. Vale sollevò una gamba e le mise il piede davanti al viso.
-“Toglimi gli stivali”- disse, mentre si rilassava sul comodo divano.
Alex si sforzò d’ignorare il dolore. Mentre toglieva il primo stivale Vale le parlò –“Davanti alla Padrona si sta sempre in ginocchio. Non bisogna mai e dico mai avere la testa più in alto della mia. Il tuo viso deve essere sempre quanto più possibile vicino ai miei piedi”-
-“Si, Padrona”-
-“Vedi quanto sono belli i miei piedi?”-
-“Sì, Padrona”-
-“Sono un pochino sudati, però! Ho dovuto camminare un sacco, oggi, prima di venire a prenderti. Perché non me li lecchi, sguattera?”-
Alex si chinò, prese uno dei piedi di Vale fra le mani e tenendolo a qualche centimetro sopra al pavimento vi avvicinò le labbra.
Cominciò con il dare piccoli timidi bacetti sulle dita e sul dorso, poi scese sul tallone e sulla pianta, stando ben attenta a non muovere a caviglia e a scomodare il meno possibile la sua dominatrice.
Le pelle del piedino era un poco sudata, si, ma era tuttavia morbida e delicata come quella di un bambino. Alex tirò fuori la lingua e leccò. Lente lappate dal tallone all’alluce, lungo tutta la pianta. Poi le dita. Una per una le prese in bocca e le succhiò, asportando con una doverosa opera di pulizia orale le tracce di sporco e sudore rimaste fra dito e dito. Passò all’altro piede, sostenendolo con una sola mano e usando l’altra per poggiarvi il primo piedino ben pulito. Ripeté l’operazione, alla fine le divine estremità della giovane Dea erano linde e perfette.
A quel punto Vale s’alzò in piedi, gravando con tutto il suo peso sulle mani di Alex.
-“Brava. Come cavalla non sei granché ma a leccare piedi ti dai da fare!”- le disse, strattonando il guinzaglio.
-“Grazie mia Signora. Grazie. Grazie davvero”- disse Alex con tono devoto e si prostrò maggiormente per poter baciare ancora una volta i piedi di Vale, che in quel momento si stava divertendo a schiacciare le sue falangi, così, senza nemmeno un motivo.
-“Ed ora, dopo cavalla e leccapiedi voglio testare le tue capacità di cagna!”- esclamò Vale. Si sdraiò sul divano –“Vammi a prendere le pantofole”-
Alex capì che avrebbe dovuto andarvi a quattro zampe, come un vero cane. Non si sarebbe fatta più riprendere dalla Padrona per una stupida mancanza. La Padrona l’aveva appena elogiata.
Tornò dopo pochi secondi, pantofole in bocca. Le depose davanti al divano, dove la sua dominatrice avrebbe potuto raggiungerle comodamente con i suoi piedi.
-“Ecco, Padrona”- disse Alex.
Vale sollevò una gamba e la calò pesantemente sulla nuca di Alex, che era prostrata di fronte a lei. La schiava si ritrovò con il viso schiacciato contro il pavimento e per un attimo vide le stelle. Che cosa aveva fatto? Forse la divina Padrona voleva che le pantofole le fossero calzate direttamente ai piedi?
-“Da quando in qua un cane parla?”- domandò Vale.
Alex s’alzò traballante e rimase in ginocchio –“Mi…mi perdoni”-
Ancora un calcio, questa volta inferto con il dorso del piede la raggiunse su una gota, facendola rossa fuoco.
-“Non sei molto veloce a capire, vero?”- la beffeggiò Vale.
Alex si alzò ancora, più stordita di prima, ma questa volta fece attenzione a frenare la lingua. Non aprì bocca.
-“Vieni più vicina, devo darti un calcio ancora”- disse Vale.
-“Ma…”-
-“Ah! Adesso sono diventati due! Anzi tre! Il primo perché prima hai chiesto perdono senza chiamarmi Padrona, il secondo perché hai parlato, il terzo perché ti sei opposta alla punizione! Io ti punisco quando ne ho voglia e nella maniera che preferisco! Sei la mia schiava, renditene conto. Ora solleva il mento!”-
Alex sollevò la testa e Vale la colpì con il tallone sulla guancia già arrossata di prima. Alex cadde sulla schiena, ad un metro di distanza dal divano.
-“Vieni subito qui che non ho finito!”- le ricordò la Padrona –“E alza di nuovo la testa!”-
Il secondo calcio fu vibrato con entrambe le punte dei piedi, che colpirono Alex in piena gola, due dita al di sotto del mento. La schiava si sentì mancare il respiro, stramazzò sul pavimento, contorcendosi dal dolore per il divertimento della sua sempre più splendida dominatrice.
Trascorsero alcuni secondi d’agonia ed Alex era ancora stesa per terra, incapace di rialzarsi. Vale, annoiata, la schiacciò in basso salendole con i piedi sulla testa e sulla schiena.
-“Ti ho detto di rialzarti! Ti manca una sola punizione! Vuoi che diventino due?”-
-“No..no..Padrona”-
-“Bene, allora taci e seguimi”- disse Vale. Calzò le pantofole e si diresse fuori dalla stanza.
-“Non doveva tirarmi ancora un calcio?”- pensò Alex. Seguì Vale e si ritrovò in bagno.
-“Metti la tua testa nel cesso e rivolgi in viso in alto”- ordinò la Padrona.
Alex eseguì. Era in ginocchio, con la nuca appoggiata al bordo del water ed il capo reclinato verso il basso. Guardava il soffitto ed il viso sorridente della giovane Dea sopra di se.
-“Questa è la punizione”- disse Vale, prendendo un imbuto e mettendolo in bocca alla schiava. -“Non per forza un ammenda per un errore dev’essere fatta a suon di calci in facci, non credi?”-
Si tirò giù la gonna e si sedette sull’imbuto. La punta di plastica affondò fin in gola alla schiava che si ritrovò bloccata sotto il bacino e fra le gambe della Padrona. Vale lasciò trascorrere alcuni attimi, giusto per rilassare la vescica e poi, ad un tratto, un fiotto di calda orina si riversò nell’imbuto. Sentì il corpo di Alex irrigidirsi sotto di se, lo sentì fremere, poi i vagiti disperati della serva diventarono un unico indistinto gorgoglìo soffocato.
Alex bevve tutto. Il liquido caldo della sua Dea le scivolò nell’esofago come un caldo nettare, non ne perse neppure una stilla.
Quella era la prima volta che qualcuno le imponeva di bere la pipì. Padrona Vale aveva impiegato ben poco per ridurla ai minimi termini, a farne una schiava assoluta e perfetta. Quando si alzò Alex tossì e l’imbuto le cadde di bocca, finendo sul fondo del water.
-“Allora, come ti senti?”- chiese divertita Vale.
-“Bene, Padrona”-
-“Non mi ringrazi?”-
-“Grazie, Padrona”-
-“Hai avuto l’onore di ricevere uno dei miei frutti. Non trovi che sia un peccato disfarsene semplicemente in un cesso come fossero scarti fisiologici di qualunque altra persona?”-
-“Si, Padrona”-
-“Ti ho usata come gabinetto. E come gabinetto sei stata brava”-
-“Grazie, Padrona”-
-“Quindi bene come leccapiedi e cesso ma male come cavalla e molto male come cagna. Devi migliorare, schiava!”-
-“Lo farò, Padrona”-
-“Comunque non è andata poi tanto male per essere stata la prima volta. Ti terrò”-
-“Grazie, Padrona”- disse Alex e si prostrò col viso a terra per baciare i piedi di Vale, ma quest’ultima indietreggiò fulmineamente, poi sollevò una gamba e calò pesantemente il tacco della pantofola sulla testa di Alex.
-“Stronza! Vuoi baciarmi i piedi con la lingua pisciosa che ti ritrovi?”-
-“Mi..mi dispiace, Padrona. Non l’ho fatto apposta. Non ho pensato!”-
-“Cagna! Per questo meriti d’essere punita almeno cinque volte!”-
La fedeltà di Alex superò a quel punto anche la paura del dolore –“Si, Padrona”-
Vale le diede due forti calci nello stomaco, poi la calpestò lungo la schiena e sul petto facendo ben attenzione ad affondare i tacchi ed infine rimase a pensare a quale potesse essere l’ultima punizione.
-“Dunque dunque ne rimane un’altra…ma si, perché no!”-
Si trovava in piedi sulla faccia di Alex. Spiccò un alto balzo in aria e ricadde con tutti e due i piedi sulla testa della schiava. L’urto fu tremendo per la sottomessa. Vale scese dalla serva quasi svenuta ma viva e ritornò in salotto, attendendo che Alex si riprendesse.
La vide arrivare con la faccia pesta pochi minuti dopo. Alex avanzava a quattro zampe.
Si avvicinò ai piedi di Vale.
-“Mi sono lavata la bocca, Padrona”-
Vale rise
-“Adesso allora puoi baciarli”- disse.
Alex mostrò tutta la sua devozione per l’ennesima volta.
-“E’ tardi”- disse infine Vale –“I miei stanno per tornare. Vedi di andartene e alla svelta. La macchina serve a me, stasera. Ti toccherà andare a piedi”-
-“Non ha importanza, Padrona”-
-“Ti mando una mail per quando voglio che tu ritorni. Controlla la posta ogni giorno, mi raccomando!”-
-“Si Padrona, lo farò”-
Se ne andò mesta e dolorante ma al tempo stesso dominata da una profonda eccitazione. Cribbio, era appena diventata la schiava della migliore Padrona del Mondo!
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